Maggio 30, 2025

Il flusso trattenuto nella danza contemporanea: come l’edera che cresce, lenta, sinuosa e tenace

Oggi condivido un frammento di ricerca danzata che nasce dall’immagine dell’edera che si arrampica. Un movimento lento, in apparenza fragile e allo stesso tempo tenace, determinato, capace di avvolgere e trasformare lo spazio che incontra. Questo video è ispirato al risveglio della primavera, a quel momento sospeso in cui tutto sembra ancora quieto, mentre sotto […]

Oggi condivido un frammento di ricerca danzata che nasce dall’immagine dell’edera che si arrampica. Un movimento lento, in apparenza fragile e allo stesso tempo tenace, determinato, capace di avvolgere e trasformare lo spazio che incontra.

Questo video è ispirato al risveglio della primavera, a quel momento sospeso in cui tutto sembra ancora quieto, mentre sotto la superficie pulsa la forza della rinascita.

Il flusso trattenuto è la qualità di movimento che dipinge maggiormente questa tessitura gestuale. È un fluire denso, controllato, che invita a studiare i gesti nel dettaglio, ad ascoltare ogni passaggio e transizione. È un tempo rallentato che permette di indagare la compostezza e l’eleganza, contemporaneamente alla densità delle emozioni e delle immagini che vivono nelle azioni danzate. Il flusso trattenuto è un modo di sentire il corpo nel tempo, danzando un respiro lungo e interiore; è un fluire che permette di immergersi nelle sensazioni e, insieme, tuffarsi nello spazio circostante.

Ho studiato questa qualità in diversi momenti del mio percorso: con Maria Consagra ai tempi della Paolo Grassi, quando si lavorava sui principi del movimento secondo Laban; con Susanne Linke, maestra del teatro danza tedesco, capace di tirare fuori anche dai corpi più minuti una forza disarmante. Incontro questo modo di fluire anche attraverso la pratica della danza Odissi, dove il controllo del flusso si intreccia a forme perfette: epifania della grazia.
Negli anni ho cercato una mia sintesi di questi approcci, indagando un linguaggio che considera il flusso trattenuto come uno strumento espressivo potente e generativo, insieme ad altre possibilità del fluire.

La sfida coreografica è quella di non restare intrappolati in questo unico stato. Il rischio è quello di non offrire contrasti, di non lasciare spazio al respiro del ritmo, al vuoto necessario per far emergere la tensione e il rilascio. La concentrazione porta alle volte ad escludere il resto, mentre quello trattenuto è uno dei possibili flussi e può intrecciarsi con quello libero e creare variazioni infinite insieme al peso, al ritmo e all’uso dello spazio.

Spero che questo video e i pensieri sul flusso ti abbiano suggerito nuovi scorci. Se desideri leggere altre risorse di pratica, improvvisazione e coreografia, puoi iscriverti alla newsletter al link che trovi proprio qui, ti aspettano delle lezioni video in dono per le nuove iscrizioni.

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A presto dal bosco rigoglioso,
grazie per la tua attenzione
Serena